E RITORNO DA TE
AUTORE:Rogiari
SITO WEB: Rogiari
Fanfictions
DEDICATO A:Buffy e Spike
SOMMARIO:Inizio (presunto) della settima stagione. Spike non è più tornato a
Sunnydale dopo il suo viaggio in Africa, e Buffy non sa più nulla di lui. La
ragazza comincia a ricevere strani regali ed attenzioni da un ammiratore
sconosciuto…
SPOILERS:per gli italiani, da “The Body” fino alla fine della sesta
stagione. Spoilers per il gran finale della sesta stagione, e per l’inizio
della settima.
DISCLAIMER:non è mio. In nulla. Tutto di Joss, e della Mutant Enemy. E del
Berlusca, se l’ha comprato…
FEEDBACK:per favore, sì!!! Mi piace avere risposte oneste.
DISTRIBUZIONE:ovunque, basta chiedere.
RATnNG:Vietato ai minori di quattordici anni, per stare sicuri…
I parte.
LEI.
(…e ti vengo a cercare…)
Sunnydale, settembre 2002. Ore 8 del mattino.
Latte.
C’è.
Cerali per Dawn.
Ci sono. C’è anche la sorpresa.
Giornale.
Ah- ah.
Rosa.
C’è anche la rosa.
Buffy si china sulla soglia della porta di casa, e prende la rosa, rossa come la
passione. Sta attenta a non pungersi. Non sopporta più la vista del sangue.
Ironico, no?
Ne aspira il profumo. Questa notte, la metterà sul suo comodino, e la guarderà
prima di addormentarsi.
Sono quindici giorni, anzi, sedici, che riceve rose rosse. Tutte le mattine,
accanto al giornale. Accanto alla bottiglia del latte.
All’inizio, ha pensato ad un gadget del lattaio. Nah…è sposato, ha tre
figli, e pensa ad altro.
Poi, al ragazzo dei giornali. Brufoloso, sfacciato. Gliel’ha chiesto: “Sei
stato tu?”. Lui ha riso. Porterei la rosa per quella sventola della tua
sorellina, non certo per te…sei troppo vecchia per me.
Buffy si è chiesta allora chi sia stato. Non è da Xander. Povero lui: ha i
suoi problemi di questi tempi. Forse ho un ammiratore segreto, si è detta. Ma
chi?
Non pensa a “lui”. Non ci pensa mai. Non consciamente, almeno. E poi, lui è
partito, vero? E non è più tornato.
Buffy Anne Summers. Campionessa olimpica in carica nel far sì che gli uomini
che ama la lascino sola.
Screech…alt. Lei non lo amava. Mai amato. Mai.
A parole, almeno, mai.
Nei pensieri, qualche volta.
Nel corpo, lo venerava. Ma questo è sbagliato, ingiusto, indegno…doveva
finire, ed è finito. Un affare pulito. Lui se ne è andato. Spike è andato
via. Anche lui.
Buffy si prepara per andare al lavoro.
Doublemeat Palace. Ore 10.
“E’ un po’ di tempo che non lo vedo…il tuo ragazzo, voglio dire”.
Buffy lascia cadere le patate nell’olio bollente, e fissa Sophie. La ragazza,
timidamente, le sorride.
“Quel bel ragazzo biondo, con quella bella giacca di pelle…il tuo ragazzo.
Spike. Non state più insieme?”
Buffy si asciuga le mani. “Non è…” si ferma prima di finire la frase.
Benedetta abitudine. Fissa Sophie. E’ dolce, giovane, innocente. Ed a suo modo
le vuole bene, anche se non ha mai nemmeno intuito tutta l’assurdità della
sua vita…
“Oh, Sophie. Diciamo di sì. Era il mio ragazzo. Ma ora è finita”
“Come mai? Avete litigato?”
Qualcosa del genere, sì, pensa Buffy, ripensando al loro ultimo incontro. Alle
sue mani su di lei, a lei che gridava “Basta…fermati”.
Lui si è fermato, ha finalmente capito. E poi è andato via.
“Sophie…non andavamo d’accordo. Volevamo…cose diverse dalla vita”
Ecco, così va meglio.
“Mi dispiace. Eravate una bella coppia”.
Buffy annuisce. E Sophie le sorride, per tirarla su di morale. “Hai sentito
Clem? Giochiamo a monopoli, domani sera?”
Ah, già. I sabati sera del monopoli. Con Dawn, Sophie e Clem.
“Certo” sorride alla ragazza.
“Lo dici tu, a Clem?” si intimidisce Sophie. Non ha mai capito perché lui
sia così …strano, ma è gentile con lei, e le piace.
“Sì, certo”.
Buffy si ripromette di parlare con Clem quella sera. Le è propria venuta voglia
di chiedergli qualcosa. Ma prima, c’è un’altra pista da seguire. Non ha
dimenticato la rosa rossa…
Università di Sunnydale. Ore 15.30.
“Capelli castani, di media statura, con occhi bellissimi”.
Non è molto come descrizione. Buffy rigira tra le mani il poema di Garcia Lorca
che qualcuno le ha fatto trovare sul suo banco. Ha ripreso a studiare, nel
mentre, storia e poesia, e poi letteratura. Potrebbe diventare insegnante, un
giorno. Chissà.
Il poeta spagnolo parla di morte e sesso, amore e passione, e lei, di tutti gli
studenti che affollano il campus, è certamente quella che può capirlo meglio.
Conosce la morte. Sa bene cosa è il sesso. Ha provato l’amore. E cielo, la
passione…è vissuta per essa.
Una ragazza carina e bionda le ha detto che un uomo “castano, di media
statura, con occhi bellissimi” ha messo il poema sul suo banco la sera prima.
Lei non lo conosce. Com’era vestito? Normale, risponde la ragazza, jeans ed
una t – shirt.
Buffy si chiede se è lo stesso della rosa. L’ammiratore segreto.
La poesia parla di un amplesso consumato in riva ad un fiume. Eppure, le parole
di sesso sono intrise d’amore. Ed è così simile ad …allora. Non può non
distrarsi. Osserva i suoi compagni. Ce n’è di castani, di media statura, ed
alcuni hanno dei begli occhi. Nessuno ha tutte e tre le caratteristiche insieme.
Beh, se li deve far piacere. Se scoprirà chi è il suo ammiratore misterioso,
gli offrirà una chance. Del resto, nessun ragazzo al mondo sarà così
fascinoso, così carismatico come…
Angel e Spike.
Lei ha amato la tenebra, l’ha vissuta sulla sua pelle, dentro la sua pelle.
Spicchi di tenebra nel cuore. Gli occhi scuri di Angel, pieni di cupi misteri.
Gli occhi impossibilmente blu di Spike, o William, come le piaceva chiamarlo nei
rari momenti di onestà….
Si morde le labbra. E posa Garcia Lorca.
La lezione comincia.
Willy’s. Ore 19.30.
“Ciao, Buffy. Qual buon vento? Un’indagine in corso?”
Lei scuote il capo, ed il barista sogghigna. I capelli biondi sono ricresciuti,
come piacevano a “lui”, quando facevano l’amore.
Lei prende una bottiglia di birra, e si dirige verso il retro. Sa bene dove e
come trovarlo.
“Buffy!” esclama Clem, e si alza di scatto. Sta barando, come al solito, e
gli altri demoni mugugnano.
“Andiamo fuori” sorride lei. “Ti devo parlare”.
Clem ride. Lei è sempre la solita. Affari, innanzitutto.
“Sophie e Dawn ti aspettano per domani sera, a casa mia. Partitona di
monopoli”
“Volentieri” esclama il gentile demone. “Vai al Bronze, stasera?”
“Può darsi…se Dawn ne ha voglia”. Buffy ha già detto tutto quello che
doveva dire, ma esita ancora. Clem le legge dentro. E lei si arrabbia con se
stessa, per essere così trasparente.
“Hai…sue notizie?”
Non ha bisogno di dire altro. Clem sospira.
“No, mi spiace…Buffy”
“Non importa. Era solo così, per sapere…”
“Lo so…te lo direi, se lo sapessi”
“Grazie” taglia corto lei, incapace di soffermarsi su quel pensiero.
Clem la ferma. “Quando è andato via, non ha detto che fosse per sempre.
Semplicemente, mi ha pregato di badare alla sua cripta. Siccome non tornava, ho
messo un buon luchetto alla porta, così che nessuno potesse impadronirsi della
sua roba. Non che avesse lasciato molto”
“Grazie” ripete lei, incapace di guardarlo negli occhi.
Si allontana senza voltarsi. Quella parte della sua vita sembra proprio finita
per sempre.
Al Bronze. Ore 21.30.
Dawn, Buffy e Xander sono solo un povero ricordo di quella che, un tempo, era la
mitica Scoobie Gang. Beh, hanno avuto i loro problemi.
Xander lavora molto, sta guadagnando benino, e ha perso Anya. Non si fa
illusioni. Lei passa ancora, di tanto in tanto, al Magic Box, per dare consigli
ai nuovi proprietari. Ma il suo lavoro di demone vendicatore…ahem, di
“giustiziera”, non le lascia molto tempo libero. Ogni tanto parlano. Una
sera hanno anche fatto del sesso. Ma non sono tornati insieme. Troppi cattivi
ricordi li separano. Non c’è un modo facile ed indolore per lasciare una
donna all’altare.
Il fantasma di Willow è un altro problema. La ragazza è in una casa di cura
per malattie nervose, ma sta meglio, e presto tornerà a Sunnydale,
all’università. Non ne parlano molto. Lei si vergogna troppo per poterli
rivedere…ancora.
Dawn sta bene. Ha smesso di rubacchiare, e si sta facendo sempre più bella,
sempre più donna. A scuola non va male, tutto considerato, e l’assistente
sociale è ora un uomo, gentile e comprensivo. Non sta creando loro problemi.
Buffy si è vestita bene, quella sera, con la blusa nera del giorno del suo
ultimo compleanno, quando erano rimasti tutti chiusi nella sua casa, compresa la
povera Tara, ed una gonna corta, con gli autoreggenti di pizzo. Non può fare a
meno di sollevare lo sguardo verso la galleria. Un punto in alto, piuttosto al
buio.
“Tu appartieni alle ombre…con me”.
Non ha voglia di ballare, ma cambia idea quando vede una ragazza bionda e
carina, la stessa che le ha parlato del suo ammiratore, oggi pomeriggio,
all’università. Le si avvicina ondeggiando al ritmo della musica.
“Ciao!” le dice con un finto sorriso.
“Ciao” le risponde l’altra, chiedendosi per un istante se Buffy non sia
gay.
“Non è che per caso…hai visto quel ragazzo di cui mi parlavi oggi, qui
intorno?”
“Ah, sì” risponde l’altra, sollevata. “Era vicino al bar, mangiava
qualcosa. Ma se ne è andato…mi pare”.
Buffy la saluta e poi si guarda intorno. Lo cerca con il cuore, ed anche con
l’istinto, quell’istinto da cacciatrice che le fa “sentire” il male
prima ancora che si avvicini.
Non vede nessuno che corrisponda alla descrizione. Non sente niente.
Ad un tratto, nella sua visione periferica compare qualcosa di biondo, di
lucente.
Si gira di scatto, il cuore in gola.
Dannazione, che sciocca. E’ solo un ragazzino con i capelli platinati, ed
ancora qualche brufolo.
Non ha più voglia di ballare. E le autoreggenti le stanno scivolando lungo le
gambe.
Molto poco pratiche, quando non hai un uomo accanto, un vampiro, che intenda
prenderti al Bronze, al buio, su di una balconata.
A casa. Ore 23.
Sono a letto, invece di pattugliare, si dice Buffy, e per una volta non si sente
nemmeno un po’ in colpa. Del resto, questo era il nocciolo del mestiere di
Giles, e lui ora è lontano, in Inghilterra. Quanto le manca. Quanto le mancherà.
Prende la rosa, che sta appassendo lentamente sul suo comodino, e la aspira
nuovamente.
Un’intera giornata trascorsa, e non è cambiato nulla.
Si chiede se mai cambierà.
II parte.
LUI.
(…perché ho bisogno di te.)
Periferia di Sunnydale. Ore 23.45.
“Benvenuti a Sunnydale”, dice il cartello stradale, piegato da troppi
passati maltrattamenti. La De Soto nera si ferma giusto a pochi centimetri dalla
sua definitiva “morte”. Se è vero che i cartelli stradali, come le rose,
appassiscano e muoiono.
L’uomo sceso dall’auto se lo chiede, con distratto interesse. Alcune cose
muoiono. Altre, grottescamente, rinascono.
Aspira l’aria, e butta l’ultimo pacchetto di sigarette rimastogli. Adesso
deve stare attento con quelle cose. Molto è cambiato.
Ma alcune cose non cambiano mai.
Il vampiro male in arnese che gli si avvicina tenta di spaventarlo con una
patetica esibizione da cattivone dei sobborghi. L’uomo sceso dalla De Soto
sorride, e poi si volta per ringhiargli in faccia, zanne bene in vista. Indovina
un po’ chi ce l’ha più lunghe, si chiede. L’altro fugge, certo di
trovarsi di fronte ad un avversario più forte.
Spike torna alla sua fisionomia normale. Non gli dispiace ricordarsi, ogni
tanto, di essere un vampiro.
Ma non un vampiro normale. Quello non lo è stato mai, e ora men che meno.
Chissà se a “Lei” piaceranno i miei cambiamenti. Se la conosco bene,
dovrebbe trovarli …interessanti.
Ha abbastanza soldi per trovarsi un motel. Non ha voglia di tornare nella sua
cripta, non ancora. Per farlo, dovrebbe passare davanti a casa sua. Non che non
ne sia tentato, ma non è ancora pronto.
Quando è venuto ieri sera, al campus, c’è mancato poco che la voglia di
rivederla lo tradisse. Ma ha tenuto duro. Ha dovuto farlo.
Spikey, vecchio mio. Si dice. Questo è il mio ultimo ritorno. Mi gioco tutto,
questa volta, e non solo qualche ruzzolone sul pavimento freddo della mia cripta
o nei vicoli, dopo il lavoro. Baby, mi gioco la posta più alta.
Fammi giocare. Fammi divertire, Buffy.
“Danzare? Non abbiamo mai fatto altro”.
Il giorno dopo. Doublemeat Palace. Ore 11.
“Benvenuto al Doublemeat Palace, signore. Doppia delizia per il suo palato”
offre Sophie, sollevando lo sguardo.
“Ne sono certo” risponde il cliente. Il sole della magnifica mattinata di
settembre splende sui suoi capelli. Sono di un castano chiaro, o piuttosto un
biondo scuro, un po’ troppo lunghi sulla fronte e sul collo, ma nell’insieme
piacevoli. Lei non può fare a meno di notare che ha una fisionomia familiare.
Lo osserva mentre gli serve la consumazione, e lui si accomoda ad un tavolo bene
illuminato dai raggi del sole. E si chiede dove l’ha già visto.
Qualcosa, un ricordo, le ronza nel cervello.
Nel retro, Buffy spiega paziente, per la centesima volta, al giovane ed
arrogante neo – assunto come usare la friggitrice. C’è un diavolo di turn
– over, lì nel fast – food. Nessuno, tranne lei e Sophie, resiste mai a
lungo. Sophie arriva di corsa, un po’ ansante. Buffy si chiede se si tratti di
nuovo delle sue allergie psicosomatiche.
“Lui…è qui!”
“Lui, chi?” chiede tranquillamente Buffy. Vampiri? Nah, non quel sole. Sia
benedetta la California. Neanche ai demoni piace troppo andarsene in giro di
giorno. Ma non si sa mai…
“Il tuo…il tuo ragazzo”
Buffy pensa a Riley. Sospira, e si pulisce le mani. E’ già pronta a subirsi
un’altra terrificante esibizione di amore e devozione matrimoniale. Immagina
che ci sia anche Sam, sua moglie.
Quando entra nella sala, non lo vede. E si stupisce. Con la sua statura, Riley
si staglia sempre in ogni panorama. Se non altro, era facile da ritrovare nella
folla, si dice Buffy.
“Lì!” sussurra Sophie, ricordando ancora quel bizzarro party di compleanno,
e la fortissima sensazione innata che tutto, compreso quel tipo, fosse piuttosto
strano…
Buffy si avvicina al tavolo, accecata dal sole che penetra dalle finestre pulite
alla perfezione (le ha pulite lei…).
“Ciao, Ry..”
Lui si gira, le sorride, e la voce le muore in gola.
“Ecco” si dice Buffy “Se fossimo nell’ottocento, nel suo ottocento, io
ora sverrei. Sarebbe molto comodo”.
Lo guarda, deglutisce. Lo guarda ancora.
“Sei ancora viva, tesoro? Sopravvissuta allo shock?” le chiede lui, con un
sorriso ironico. “Ti trovo bene. Bei capelli”.
“Sole?” chiede lei, incapace di connettere. Lui ne è invaso. E’ in piena
luce.
“Mi piace. Mi scalda il sangue…e la pelle. Me la fa vibrare”
Buffy si siede, davanti a lui. Le gambe non la reggono più. Lo osserva. I
capelli sono diversi, ma sono indubbiamente i suoi. Adattissimi a lui. Ecco
com’era quand’era…William, intuisce. Ma lo sguardo, blu ghiaccio, quello
sguardo è ancora Spike. Non può farsi illusioni. Non deve.
“Non…bruci?”
“Cosa te ne pare?” ride lui, portandosi il cappuccino alle labbra.
“Mangi…dolci?”
“Bevo ancora il sangue…se è questo che vuoi sapere. Ma questo non mi ha mai
impedito di assaporare i piaceri della tavola. Dovresti ricordarlo”
“Quando…?” chiede lei, incapace tuttora di formulare più di una parola
per volta.
“…sono tornato?” conclude lui per lei, con un sorriso. “Stanotte”.
Le mani di Buffy tremano. Lui le prende tra le sue, come ha fatto una sera di un
anno prima, quando lei era appena tornata dal suo soggiorno nel regno delle
tenebre…Buffy sobbalza. Lui è caldo al tatto. Era abituata alla sua pelle
fresca.
“Io…non capisco”
“E’ una lunga storia. Andato in Africa, ridiventato in parte umano,
ritornato qui in Sunnyhell”
“Non così lunga” ribatte lei “Perché sei andato via?” gli chiede con
rabbia. (Io avevo bisogno di te! Urla tra sé e sé…)
“Non mi avevi lasciato scelta…”
Forse è vero, si dice Buffy. Se aveva ancora un minimo di autostima.
“Cosa vuol dire…?”
“Sto al sole e non brucio…ed altri effetti collaterali che lascio alla tua
immaginazione. Ma continuo a dover bere il sangue, per sopravvivere, mi
trasformo in vampiro, quando combatto, e sono forte…forse ancora più forte e
più veloce di prima”
“Tutto qui?” chiede lei, ritrovato un po’ di spirito, ma ancora incredula
di trovarselo di fronte, in quella magnifica giornata inondata di sole. “E il
chip?”
“Vuoi scoprirlo, dolcezza?” la provoca lui, sorridendo.
“Vuoi vedere se i paletti nel cuore funzionano ancora?” risponde lei, con un
sussulto d’orgoglio. Ne uccide più l’orgoglio che il petrolio...
(Brava, Buffy, si dice. Ritorna in te. Dimostraglielo al figlio di buona donna
che a te, del suo ritorno, non importa nulla…)
Spike si alza, e lascia una cospicua mancia sul tavolo.
“Ci rivediamo, cacciatrice. Riguardati”.
Lei lo guarda andar via. Senza parole.
E già desidera passare le dita in quei lunghi capelli dorati…
III parte
(…perché ho bisogno della tua presenza).
Casa di Buffy. Sabato sera.
“Ho portato il monopoli” dice Sophie, sorridendo. “Ed anche il Risiko.
Possiamo giocare tutta la notte!”
Clem prende le lattine di birra e si accomoda sul divano di casa Summers. Dawn
si siede accanto a lui e comincia a distribuire carri armati di plastica
colorata.
Buffy ha voglia di uscire. Dopo anni di pattugliamento notturno, è come un
cagnolino che ha bisogno della sua passeggiatina serale: brutta metafora, ma è
proprio così che si sente.
Stasera in modo particolare.
Non ha ancora superato lo shock del suo ritorno.
“Vi offendete se vado di pattuglia? Solo una mezz’oretta”
Dawn sbuffa, e gli altri fanno finta di niente. Sentendosi in colpa, Buffy
prende il suo maglione bianco, i suoi paletti, ed esce di casa.
Fuori di lì, si sente respirare.
Ordina alle sue gambe di cambiare rotta, per una volta. Non passerà dal suo
cimitero. A nessun costo.
Del resto, intuisce che il nuovo Spike non si trovi più lì. Diverso, ma quanto
diverso? Un terribile enigma, come sempre.
Diverso nel senso di “non-vedo-l’ora-di-ucciderti”? O nelle sue vene, nel
suo cuore che ora batte, c’è anche un po’ di…anima?
Non le va di pensare all’anima. Difficile da valutare, è un vecchio problema.
Angel con l’anima è andato via da lei, per sempre. Angel senz’anima la
voleva morta. Non è così sicura di volere che Spike, ora, abbia anche lui
un’anima.
Ha capito quanto le è mancato solo quando se l’è trovato improvvisamente
davanti. Nel fast –food, inondato di sole e luce, con quegli occhi freddi che
non le consentivano più di vedergli…fino in fondo al cuore. Buffy trema,
anche se la notte californiana è tiepida, al pensiero di quegli occhi blu
notte. Lo sente distante. Lo sente diverso. Ne ha paura.
E lei, prima, non ne ha mai avuto paura.
Da vera vigliacca, non ha detto a Dawn del suo ritorno. A che scopo? Nulla,
comunque, potrebbe essere come prima. In nessun caso. E’ solo uscita di casa,
con la scusa di pattugliare i cimiteri. Per restare un po’ da sola.
“Più sola di quanto tu già non sia di solito, Buffy?” si chiede, prendendo
a calci una lattina vuota.
Un vampiro le si para davanti. Buffy sbuffa, infastidita dall’interruzione.
“Ascolta, amico…non ho tempo per te, oggi. Devo pensare!”
Il vampiro ingaggia una lotta senza quartiere. Buffy si distrae, pensando alle
loro lotte, ed il paletto le cade di mano, troppo lontano. Lei non se la prende
troppo. Non è nulla: sa che se la caverà comunque.
Indietreggia di un passo, studiando il da farsi. Quello stupido pensa di
attaccare, invece di approfittarne per scappare a gambe levate. Evidentemente,
non ha le idee chiare circa la “Cacciatrice, virgola, la”, colei che va in
giro di notte per i cimiteri.
Improvvisamente, qualcosa di solido si para alle sue spalle.
“Devi pensare? A me, tesoro?”
Prima che lei possa anche solo studiare una difesa, lui l’ha presa per le
spalle, e la stringe in una morsa d’acciaio. Il sangue scorre più veloce
nelle vene di lei, il cuore le batte più forte. Il nuovo venuto le scosta,
quasi con delicatezza, i capelli dalla tenera curva del suo collo, e le appoggia
le labbra lì, dove una vena batte più forte, più veloce.
Buffy ora sa che lui è davvero cambiato.
“Spike…” mormora, e non sa se è più spaventata, o più affascinata da
lui, come lo si può essere da qualcosa di bello e letale. Ora la loro danza si
arrichisce di nuove movenze.
Lei sospira, si abbandona. Quasi lo desidera. Vuole che lui affondi i suoi denti
in lei, nella sua pelle. Spike non ha mai bevuto il suo sangue. Beh, lei lo sa
bene. C’è sempre una prima volta per tutto.
Sa che lui indossa la sua maschera di morte. Sa che stavolta non ci sarà pietà.
Sente i suoi denti aguzzi mordicchiarle la pelle tenera del collo, mandandole
lunghi brividi giù per la schiena. Cosa aspetta per prenderla? Per prenderle la
vita?
Qualcosa di freddo e liscio scivola nella sua mano.
Il suo respiro è caldo sul collo.
“Dolcezza” dice lui, tranquillissimo. “Polverizzalo”.
Buffy espira. Non sapeva nemmeno di starlo trattenendo, quel respiro. Stringe il
paletto tra le dita, e si slancia sul vampiro.
“Ehy…amico! Credevo che ce la saremmo divisa!” urla il terzo incomodo, e
fa per fuggire. Sente di essere decisamente di troppo.
“Hai sbagliato le tue previsioni!” esclama Buffy, finendolo. Attende che la
polvere si depositi sul selciato. “Succede, come vedi”.
Si volta piano. Spike è tornato alla sua fisionomia umana. Lei lo osserva. Si
accorge solo ora che lui non indossa il suo solito spolverino nero. Porta jeans
consunti, un pullover verde scuro, ed una giacca di tweed. Sembra un Giles più
giovane. E decisamente più pericoloso.
“Grazie” gli dice, sostenuta, chiedendosi se non sia l’occasione buona per
provare anche su di lui l’efficacia di quel paletto. In fondo, si è divertito
un mondo a spaventarla. Ed ancora, lei non ha nessuna certezza sulle sue reali
intenzioni.
“Vieni…ti porto a casa” le dice lui, e si incammina senza voltarsi verso
la De Soto, parcheggiata poco lontana.
Buffy non ritiene di doverlo seguire. Lasciamoci qui, le dice l’istinto, fino
alla prossima volta, almeno. Dannazione, con te c’è sempre una prossima
volta.
Naturalmente, lo segue, come una falena attratta dalla luce. Che sbatte le ali,
impazzita.
Immobile davanti alla lunga macchina nera, Buffy vuole davvero scappare. Lui non
le apre la portiera. Ricorda ancora quando lei si è fatta beffe delle sue
maniere da gentiluomo dell’ottocento?
Buffy non si sente più di prenderlo in giro. E’ la prima volta da quella
notte che sale di nuovo con lui, nella sua macchina.
Si apre la portiera da sola, e si siede. L’interno le sembra più pulito di
quanto ricordasse.
Spike è con lei, al buio, seduto al posto di guida, ed alla luce del lampione
giallastro il suo netto, fine profilo risulta ancora più inquietante. Ora che
sono soli, non hanno nulla da dirsi. Lui le si avvicina, fa per aprire il
cruscotto, e lei ricorda perfettamente “quell’istante”, quando lei si era
ritratta, disgustata, inquieta per la sua vicinanza.
Spike, stavolta, si gira, la guarda. Senza parole, le fa scivolare una mano
dietro la nuca e, quasi cullandola, la bacia.
Buffy si perde in quel bacio. Il sapore di lui, la sensazione della sua pelle
sotto le dita…è tutto così simile a prima, ed insieme così diverso. Ha già
lasciato la ragione lontana, chilometri alle spalle. Sente il suo nuovo calore,
il tocco sensuale, profondo della sua lingua. Lascia vagare le sue mani sulle
sue spalle ampie, assaporando la ruvida sensazione del tweed sotto le dita. Si
prendono e si lasciano, appena un istante per respirare. Ed il loro intimo
contatto si prolunga. I loro baci sono sempre stati così. Senza respiro.
Così, quando lui finalmente si stacca da lei, lei lo guarda stupita.
Lui ha qualcosa in mano.
E’ una bustina ripiegata, con dentro qualcosa di piccolo e trasparente.
E lei gela, nel profondo del suo essere.
IV parte.
Da Soli.
(…quello che non conviene)
“E quello….cosa sarebbe?” chiede Buffy, le labbra ancora gonfie per i suoi
baci.
Lui le sorride freddamente. Non sembra per niente sconvolto dal loro precedente
contatto. Al contrario di lei.
“Secondo te?”
Il suo tono ironico la ferisce. Nel profondo, più di quanto abbia mai creduto.
Spike sorride, senza accorgersi del gelo che l’ha invasa.
“Tesoro, se intendi andare fino in fondo, questa volta, ti conviene prendere
qualche precauzione. Non vogliamo scoprirlo così, vero, se sono fertile, sei
d’accordo?”
Lei si ritrae in se stessa. Non è la prima volta che un uomo la ferisce, che la
tratta come una mera avventura sessuale. C’è già stata, in quel luogo, ha già
anche la t – shirt. Ma non Spike. Mai Spike.
Capisce d’improvviso qualcosa che avrebbe dovuto esserle ovvio mesi, anni
prima. Che tutto ciò che è accaduto tra lei e Spike non è mai stato, mai,
qualcosa di sporco, di futile.
Fino ad ora.
Lui si ritrae, per niente offeso.
“Cosa ti aspettavi?” le dice dopo un po’, tranquillamente. “Che ti
dichiarassi di nuovo il mio imperituro amore?”
Lei non dice nulla. Si sente umiliata.
“Le cose cambiano, dolcezza. Anche le persone. E, come puoi notare, io sono
cambiato parecchio”
“Perché mi hai baciato, allora?” sbotta lei.
“Perché sei sempre bellissima. Nessuna ha il tuo viso, il tuo sorriso. Ti
trovo sempre molto sexy. Se vuoi fare l’amore, per me va bene”.
“Va’ al diavolo!” esclama lei, e se ne va, sbattendo la portiera.
Spike la guarda allontanarsi. Non sorride più. Ora che è di nuovo solo, non è
più obbligato a fingere.
A letto. Ore 24.00
Buffy si tocca le labbra con due dita. Sono ancora gonfie.
Giace sul suo letto, indossando solo una camicia da notte, e la finestra è
aperta. Senza volerlo, i suoi occhi sono pieni di lacrime. Senza volerlo, trema
di freddo.
Si gira verso il comodino, fissa la rosa.
Adesso sa per certo che è non un regalo di Spike.
Si addormenta di un sonno tormentato, e fa sogni confusi.
Sa già che non dimenticherà questa notte.
V parte. Gli altri
(…sii un tenero amante, ma fuori dal letto, nessuna pietà).
Campus di Sunnydale. Domenica mattina.
Buffy ha tirato fuori la SUV della madre dal garage ed ora si concentra sulla
guida. Accanto a lei, Willow non parla. I suoi capelli sono tagliati corti,
ancora e sempre rossi, ed i suoi occhi sono nascosti da un grosso paio di
occhiali da sole neri.
Buffy è andata a prenderla alla clinica, e l’ha aiutata a caricare le sue
cose sulla macchina di sua madre. Ora, le due ragazze porteranno le cose di
Willow nella sua nuova stanza al Campus. Nessuna di loro due pensa che sia il
caso che lei torni a vivere con loro, nella loro casa di Revello Drive.
Non parlano molto. Willow sa che ha ancora molto da recuperare. La fiducia di
Buffy, innanzitutto, e quella di Xander, Dawn. Sa che la amano ancora, ma
l’amore non è tutto. L’ha imparato, a sue spese, come si impara tutto.
Buffy, invece, comincia a pensare che l’amore vero non esista più. Aveva
qualcuno, un uomo, una cosa disgustosa, un vampiro…non ha mai saputo come
definirlo. Ma lui l’amava. Con tutto il cuore. Una volta. Ora non più.
Lavorano in silenzio nella stanzetta polverosa. Willow pulisce, e Buffy mette a
posto le sue cose. Quando hanno finito, ed è già quasi l’ora di pranzo,
vanno alla caffetteria del Campus. Se Buffy pensa che è lì che ha conosciuto
Parker, le sembrano passate due intere vite da allora…non solo una.
“E’ tornato Spike” dice Buffy, e quasi non crede alle sue stesse parole.
Willow la fissa, con i suoi occhi ancora lontani.
“Dov’è stato?”
“Non lo so” ammette Buffy “Non so praticamente nulla di lui. E’ sbucato
dal nulla, e…sorpresa, sorpresa!…ora è in parte…umano.”
“ In che senso?” chiede Willow, sforzandosi di provarne interesse.
“Può stare al sole” risponde Buffy, arrossendo suo malgrado (ed usa i
profilattici, si dice tra sé e sé).
“Ah! Ma è sempre…pericoloso?”
“ Credo proprio di sì”
“E sempre…innamorato?”
“Credo di no” chi lo sa Buffy, con una smorfia.
“E…tu?”
“Sempre in conflitto con me stessa” ammette la ragazza. “Non lo amo. Ma mi
basta guardarlo, ed il sangue mi bolle nelle vene. Ed allora torno a pensare
che, forse, non “voglio” amarlo”.
Solo Willow sa quanto profondamente sincera sia Buffy in questo momento. E si
rende conto, con invidia, che la sua amica, almeno lei, sta finalmente meglio.
Riesce persino a scendere a patti con la realtà.
“Forse, dovresti cominciare a parlar chiaro con lui. Dopo tutto questo tempo,
dopo tutto ciò che è successo…forse c’è veramente qualcosa di forte, di
autentico tra di voi. Del resto, hai perdonato Angel…perché non puoi
perdonare Spike? Sei sicura che faccia ancora…cose malvagie?”
“Non sono sicura di nulla. Lui non mi è sembrato più quello di un tempo. Mi
ha spaventata, e poi mi ha baciato”
“Insomma…le solite cose. Come è sempre stato” sorride Willow, con un
impercettibile sforzo.
“Forse hai ragione” ammette Buffy. “Perché me ne stupisco?”
“Lui non balla più alla tua musica…ti disturba?”
“Sì” ammette Buffy “Più di quanto tu possa immaginare. Quando mi ha
baciato, è stato…come sempre. Senza respiro, senza tregua. L’ho sentito
mio…come allora. Ma poi…era come se non fosse successo niente. Freddo,
controllato. Mi ha detto che mi trova bella, e sexy…ma non certo che mi ama.
Credo mi abbia lasciato alle spalle…come ha fatto con Drusilla”
“Drusilla era folle ed infedele” la consola Willow “C’è da chiedersi
come abbia fatto a sopportarla TANTO…”
“Ed io, invece? L’ho trattato terribilmente, Willow, tu non sai quanto.
L’ho usato, come si usa un oggetto. E’ stato il mio giocattolo sessuale. Non
ho avuto pietà per lui, nessuna, anche quando mi implorava di credergli, di
credere al suo amore. Non l’ho difeso davanti a Riley, l’ho assalito anche
fisicamente, in più di un’occasione, e lui ha preso tutto da me…anche le
botte e gli insulti, e mi ridava solo amore, tenerezza, comprensione. Ho
disprezzato tutto questo. Ho disprezzato lui, i suoi sforzi per essere diverso,
migliore. E poi, l’ho abbandonato a se stesso. Come una cosa, un gioco
trascurato per una sorpresa nuova…”
“Tara lo sapeva. Me ne parlò prima…prima di morire”
“Tara era meravigliosa.” Dice Buffy, e stringe la mano tremante di Willow.
“Lei poté perdonarmi. Io non riesco ancora a perdonare me stessa”.
“Allora siamo in due, Buffy” le dice Willow, sorridendole dolcemente, e le
sembra la Willow di un tempo, quella che pensava non fosse legale che Buffy
frequentasse contemporaneamente sia lei che Cordelia…
“Andiamo” sussurra Buffy. “Dawn ci aspetta per il pranzo”
Ore 13. Casa Summers.
“Buffy!” urla Dawn, scendendo dalle scale con qualcosa di morbido e peloso
in mano. “Guarda! Non è meraviglioso?”
Buffy osserva scettica il minuscolo gattino. E’ delizioso, il collo
infiocchettato di rosso.
“E questa pallottina di pelo da dove arriva?” si chiede Willow, ripensando a
Miss Kitty Fantastico, ormai da tempo affidata a sua nonna. Da quando non c’è
più Tara a darle il latte.
“Sarei proprio curiosa di saperlo” dice Buffy. “Dawn…dove l’hai
trovato?”
“Era sulla soglia di casa. Ed aveva un messaggio legato alla zampina. Lo
teniamo, vero? E’ così carino! So già come chiamarlo!”
Buffy aggrotta le sopracciglia, e prende il pezzo di carta arrotolato,
trattenuto da un nastrino rosso fuoco, come le rose che continua a ricevere ogni
mattina.
“Fra gesso e gelsomini, il tuo sguardo
era un pallido ramo di sementi.
Cercai, per darti, nel mio cuore
Le lettere d’avorio che dicono sempre
Sempre, sempre: giardino della mia agonia,
il tuo corpo fuggitivo per sempre,
il sangue delle tue vene nella mia bocca,
la tua bocca senza luce per la mia morte”
Buffy si siede sul divano, la poesia in mano. Poi, di scatto, corre su per le
scale, e prende in camera sua, nel cassetto della scrivania, l’altra poesia,
quella ricevuta all’università. Le confronta.
La scrittura è la medesima.
Inquieta, si aggira tra le sue cose, tocca le rose che stanno appassendo sul
comodino.
Tutto il suo cuore, il suo corpo, il suo istinto, tutto in lei crede che
l’autore di questi gesti sia Spike. Perché parlarle di sesso…perché
parlarle di amore? Ma, soprattutto, perché parlarle di sangue?
Possibile? Che la sua freddezza, la sua sottile crudeltà, siano solo una posa,
una finzione? Lui ha detto di essere tornato solo ora, in città, ma non è
detto che non abbia potuto organizzare le cose prima. Persino la descrizione di
quella ragazza ora coincide. Capelli castani, media statura, occhi bellissimi.
Nessuno ha occhi belli come Spike.
“Mi sta facendo impazzire”, si dice Buffy, e le sembra che un vortice la
stia sommergendo. Lui è sempre stato in lei, in un certo senso gli è sempre
appartenuta, ma mai così.
Non così.
Ora prova emozioni, non solo sensazioni. Lui la sta sommergendo.
E lei lo odia anche per questo.
VI parte. Di nuovo noi.
(…perché non posso stare senza)
Sunnydale, ore 22.
L’ha cercato per tutta la città. I sette cimiteri, cominciando dal Restfield,
la sua cripta, i vicoli. Persino il motel dove un tempo alloggiava Faith. Oh,
Faith, sorella mia…
Non riesce a togliersi quel dubbio, quella contraddizione, dalla mente. L’uomo
che le manda rose, gattini e poesie non può essere lo stesso che soppesa
freddamente il suo corpo, offrendole un condom.
Non lo può accettare. Forse sta diventando pazza. Ha accettato Angelus, ha
accettato i tradimenti ed il matrimonio di Riley, ma non può accettare che
Spike non l’ami più.
Vuole parlagli, vuole insultarlo. Per essere andato a letto con Anya, anche se
aveva mille ed una scusa per farlo. Per averla abbandonata quando lei ne aveva
più bisogno.
Ma soprattutto per non amarla più con la sua solita, cieca devozione. Lui amava
così. Senza ragione, con tutto il cuore, offrendo tutto. Al 110 per cento.
E lei ne era segretamente spaventata a morte. Perché un amante così esigente,
in cambio, vuole tutto.
E lei, prima, non aveva mai dato tutto di sé. Tranne con Angel. E guarda un
po’ come era finita…
Buffy si ferma sui suoi passi. Ha sentito un rumore. Si chiede se sia la sua
coscienza. Vuoi ancora il cagnolino fedele che era? O l’uomo che è veramente?
Stringe il paletto tra le dita, improvvisamente tremanti.
Si accorge che è lui.
“Cosa fai qui? Mi stai seguendo?”
Spike ride. “Per una volta, dolcezza, credo che sia tu che stia seguendo me.
Ho avuto l’impressione che mi stessi cercando”.
Ma non riesco proprio mai ad ingannarlo, si chiede Buffy.
“Parliamo” dice lei, seriamente, riconquistando compostezza. “Sei una
minaccia, per Sunnydale? Se sì, credo che sia tuo dovere dirmelo”
“E perché mai?” sorride lui, divertito.
“Perché sei sempre stato onesto, con me. Quando ci siamo conosciuti, hai
detto che intendevi uccidermi…il sabato dopo”
“Ma poi sono venuto da te di venerdì…come vedi, non devi prendermi così
sul serio”
“Io ti ho sempre preso sul serio, Spike” dice lei, e si accorge con rabbia
che lui appare, più che altro, divertito dalla sua confusione.
“Davvero?” esclama lui, freddamente. “Ultimamente, non sembrava. Comunque,
sarò onesto. Voglio una cosa da te”
“E sarebbe?” esclama lei, tremante. Mio Dio, fa’ che non sia un altro
Angelus…
Lui sorride. “Ti ho baciata. Abbiamo fatto l’amore. Ti ho amata. Non intendo
ucciderti: mio Dio, a questo punto sarebbe quanto mai banale. Grazie alla mia
nuova umanità, non ho bisogno né voglia di uccidere per sopravvivere. Voglio
solo quello che ancora non mi ha mai dato”.
Lei lo fissa, incredula. Una domanda inespressa aleggia sulle sue morbide
labbra, che lui conosce così bene.
Spike la guarda, ed i suoi occhi blu come la notte splendono.
“Sta a te scoprirlo, baby” le dice, e poi si allontana nella notte.
VII parte. Con altri
(…ed io è da quella sera che non faccio più l’amore senza te).
Martedì sera. Al Bronze.
Buffy si è finalmente decisa. Si è “vestita per uccidere”, come ha
commentato Dawn, ed è andata al Bronze con Xander. Si è vestita come quella
sera di molti mesi prima, quando lui le ha sussurrato “resta nell’ombra con
me”, ed ha tirato i capelli su, in un morbido chignon.
Sa che stasera lo vedrà. Lo sa per certo, perché lui oggi è uscito allo
scoperto, ed è venuto a trovare Dawn. Ha approfittato della sua assenza per
venire a casa sua. Dawn, come prevedibile, ha pianto di felicità. L’ha preso
in giro per i suoi nuovi capelli, per il suo insolito look, e poi l’ha
coccolato, e gli ha preparato la cioccolata calda, pregandolo di non lasciarla
più. Quindi, gli ha raccontato la lunga, difficile estate di tutti gli Scoobies.
Della morte di Tara, del ritorno alla vendetta di Anya, del lento recupero di
Willow. E della tranquilla solitudine di Buffy.
Lui non le ha detto molto. Solo di essere stato in Africa, e di aver vissuto
molte avventure. E di aver avuto in dono da un demone al quale aveva reso un
servigio una nuova, insolita umanità.
Dawn non se la prende con Buffy, almeno, non apertamente. Ma lei sa che sua
sorella pensa sia solo colpa sua. Se Spike è andato via e non è più tornato
per così tanto tempo. Dawn la prega con lo sguardo, la implora silenziosamente
di non cacciarlo di nuovo. Di non allontanarlo dalla loro vita. Ne hanno così
bisogno…
E così, Buffy si è preparata bene, per il loro nuovo incontro. Ha riflettuto a
lungo sulle sue parole. E forse ha capito. Ciò che Spike vuole da lei.
Siccome è giornata settimanale, Dawn non ha il permesso di uscire di sera.
Xander accompagna volentieri l’amica al Bronze. Buffy, troppo assorta nei suoi
pensieri per accorgersi del persistente cattivo umore del suo compagno, non
capisce l’ovvio. Che ha anche lui sta guarendo da un grosso dolore, e che
nemmeno per lui è facile.
Una musica lenta e sinuosa si spande per il locale. Xander non ha voglia di
ballare, e Buffy sta per accettare l’offerta di un suo compagno di facoltà,
quando due nuovi arrivati si fanno largo sulla pista da ballo.
Sia Xander che Buffy trattengono il fiato.
L’uomo e la donna avanzano lentamente verso di loro. Lei è bellissima, e
porta con disinvoltura un cortissimo vestito blu, con molte paillettes. Lui
indossa una giacca di pelle scura, ed avanza con una grazia felina che Buffy sa
per certo di non poter dimenticare.
“Anya!” esclama Xander, sorpreso e ferito. “E Spike…” Amareggiato,
Xander beve qualcosa, senza riuscire a distogliere lo sguardo dalla coppia che
si avvicina loro. “Dovrebbe stupirmi rivederli insieme?”
“La gelosia è un mostro dagli occhi verdi” si dice intanto Buffy, sentendo
la lama di un coltello immaginario penetrarle nel cuore. Il ricordo non è meno
doloroso. Ripensa a quando li ha visti insieme, nudi, sulle videocamere dei
Nerds. Oggi, però, le fa più male. Incredibile, ma vero. Oggi è più
doloroso. Questo vuol dire qualcosa?
Arrivati al tavolo, Spike ed Anya si separano, con un sorriso complice. Lei si
accomoda vicino a Xander, e per un momento sembra che nulla sia cambiato. Che
loro siano sempre gli stessi…gli eterni fidanzati. Mai convolati a giuste
nozze.
Spike tende la mano a Buffy.
“Voglio ballare con te” le dice, e questa volta non sorride.
“Perché dovrei? Non sei il mio cavaliere, stasera”
“Lo decideremo alla fine della serata. Per ora…ti prego, balla con me”
Suo malgrado, contro ogni istinto, contro ogni ragione, lei si alza, prende la
sua mano, ed il contatto, come sempre, le blocca il respiro.
Quando lui la raccoglie tra le sue braccia, Buffy chiude gli occhi. Ondeggiano
al ritmo della musica, e lei sente il suo cuore che batte. E’ la prima volta,
ed il pensiero la emoziona. Lui è davvero cambiato.
“Stai con…lei?” gli chiede dopo un po’, odiandosi per essere così
fragile.
“Siamo solo amici” risponde lui, con noncuranza.
“Siete anche amanti” ribatte lei, con amarezza.
“L’esperienza di una sola sera consumata tra troppo alcool ed incantesimi
finiti male non ci rende amanti. Così come l’incantesimo di Willow non ci ha
resi sposi promessi”
“E’ diverso” replica lei. “E poi, siete venuti insieme, stasera”
“Solo con la macchina, Buffy” ironizza lui, divertito per l’involontaria
gaffe di lei.
Lei arrossisce. Ha pensato forse che è cambiato? Ma se è sempre lo stesso
figlio di buona donna…
“Non ti arrabbiare, cacciatrice” la rabbonisce lui. “Se sorridi diventi
ancora più bella”
“Perché sei andato da Dawn, oggi?” gli chiede lei, per nulla rabbonita.
“Perché mi mancava” “Anche a lei sei mancato. Perché non sei più
tornato?”
“Sarebbe cambiato qualcosa? Sei stata molto chiara, l’ultima volta che ci
siamo visti, la scorsa primavera. ‘No’ significa ‘No’, mi hai detto. Hai
detto di non essere più disposta ad essere la mia amante. E che, sicuramente,
non mi amavi e non mi avresti mai amato. Avrei accettato di esserti solo amico,
Buffy, avrei accettato tutto da te. Se solo mi avessi rispettato.”
Lei tace. Non sa cosa dire.
“Vedo che concordi con me. È un problema di rispetto e di fiducia. Prima di
tutto”.
Spike le solleva il mento con due dita, la fissa negli occhi. “Adesso mi
rispetti, Buffy?”
“Non ho paura di te” risponde lei, con la voce che le trema.
“Non è quello che ti ho chiesto”
La lascia andare. La musica è finita.
Ricomincia con un ritmo veloce, buono per richiamare gente sulla pista. Buffy è
umiliata. Lui ha di nuovo ragione, come sempre.
Manda al diavolo il suo orgoglio, e lo segue fuori dal locale. Con la coda
dell’occhio, vede che Anya e Xander stanno parlando, e che lui ha indosso
l’ombra di un sorriso. Spera che siano più fortunati di lei.
Spike si sta allontanando piano.
“Ehy…aspetta”
Lui si gira. Sono fuori dal Bronze, esattamente dov’erano quando si sono
scambiati le loro prime parole, le loro prime minacce, ed anche il loro primo
bacio.
“Torna dentro, Buffy” ripete lui, oggi come allora. “E trova qualcun altro
che ti faccia ballare”
“Ma io non voglio”
Spike sospira.
“Dannazione, cacciatrice, cosa vuoi ancora da me?!”
Lei si avvicina. Lo fissa negli occhi.
“Hai detto che volevi una cosa da me”
“Lascia perdere” commenta lui “Non mi interessa più”
Lei scuote il capo. “Andiamo. Non sai fingere. Non hai mai saputo farlo”
“Tu credi?”
“Vieni a casa mia” “Perché?” esclama lui, esasperato “Perché tu
possa fare di me il tuo giocattolo, versione 2.0?”
“No” sussurra lei. “Perché tu possa vedere esaudito il tuo desiderio. In
fondo, credo che tu te lo sia meritato”.
Lui la afferra per le spalle, le fa male.
“Sei disposta ad andare fino in fondo? Quale che sia questo mio desiderio?”
Lei annuisce.
“Allora, andiamo.”
VIII parte.
(…e ti vengo a cercare
perché ho bisogno della tua essenza
e non posso starne senza...)
Buffy e Spike entrano nella stanza di lei dal davanzale. Dawn è ancora in
salotto che guarda la televisione, e nessuno dei due intende disturbarla.
Ora, l’imbarazzo è pesante tra di loro. Buffy si toglie le scarpe, e si siede
sul letto, massaggiandosi distrattamente i piedi con le mani. Spike si toglie la
giacca di pelle, e si passa una mano tra i capelli, osservandola.
“Perché mi hai fatto venire qui?” le chiede, duro.
“Per esaudire il tuo desiderio”. Buffy gli gira intorno, senza scarpe,
sentendosi improvvisamente più piccola e fragile senza i suoi tacchi. “E’
dall’altra sera che mi chiedo cosa possa essere” sussurra lei. “Hai
ragione. Uccidermi, a questo punto, ha perso molto del suo prestigio. Mi hai già
portata a letto, più e più volte, e mi hai già baciata”.
Lui annuisce, ora divertito.
“Quindi, non è una questione di sesso. Non del tutto, almeno”
“Stai andando molto bene, cacciatrice”.
“Fuochino…fuoco…” sussurra lei, fissandolo negli occhi. Spike la blocca,
mettendole le braccia intorno al collo, come ha fatto “il mattino dopo”. Lei
sorride a quel ricordo dolce – amaro.
“Basta giocare, Buffy. Abbiamo giocato abbastanza”
Lei si libera con dolcezza dalla sua presa. E poi, scioglie i lembi del suo top
di seta color avorio. Li trattiene con una mano all’altezza del seno. I
capelli tirati su lasciano perfettamente scoperto il suo collo e le sue spalle
ambrate.
“Prendi il mio sangue, William” gli dice, con voce ipnotica. “E’
l’unica cosa di me che non hai ancora avuto. “
Lui esita. Lei legge il suo desiderio nei suoi occhi, la sua parte demoniaca che
lotta per venire alla luce. Ma ancora non si decide.
“Assaggiami” lo provoca lei. “E questa volta per davvero. Come mi hanno
assaggiata Angel…e Dracula. E il maestro”
Spike è immobile. Si sta controllando con tutta la sua immensa forza di volontà.
“Spike!” esclama lei “Non capisci che voglio essere tua anche in questo
modo?!”
Lui la fissa come se non l’avesse mai vista prima. Quello che gli sta dicendo
lei gli penetra sin dentro quel suo cuore che ora, bizzarramente, batte.
“Mia?” le chiede duramente, stringendola a sé, facendole rovesciare il capo
sulla sua spalla ed appoggiando le labbra su quel punto del suo collo che batte
follemente…
“Tua.” Buffy gli sorride. “Non capisci che lo sono sempre stata?”
E’ troppo. Lui non si controlla più. Il suo demone affiora, e lui affonda i
denti nel suo collo morbido. Buffy emette un lungo gemito, sentendo il suo
sangue fluire tra le labbra di lui, come un dono. Ed è un dono. Solo che gli
sta donando più di quello…del sangue. Gli sta donando rispetto e fiducia.
Finisce presto. Troppo presto. Lei, incredula, si scuote dal selvaggio languore
in cui quel loro intimo contatto li ha precipitati. Lui riprende a guardarla con
occhi tornati umani.
“Sei inebriante” le dice lui, con voce bassa, quasi inaudibile “Ed
afrodisiaca. Ma non intendo consumarti tutta…non ancora, almeno”
Buffy sorride. Nasconde sotto palpebre pesanti il piacere che lui le ha donato.
Sa di avergliene offerto altrettanto, se non di più.
“Vieni a letto” gli dice, semplicemente. Lui non è mai stato con lei nel
suo letto. Solo nei suoi sogni. Quelli di entrambi, nella loro lunga lontananza.
Spike comincia a spogliarsi. Mentre lui si toglie la camicia, e poi i pantaloni,
lei gode nel rivedere emergere il suo corpo, muscoloso, elegante, possente come
lo ricordava. Non è poi cambiato troppo, grazie a Dio.
Lui le infila le mani sotto la gonna corta, ed accarezza con la punta delle dita
i bordi di pizzo dei suoi autoreggenti. E poi, li sfila dolcemente, sensualmente
lungo le sue belle, snelle gambe.
“Spike…” ansima lei, sconvolta dal suo tocco, ed ancora languida per il
sangue perso.
“Sì?”
“Apri quel cassetto”
Lui esegue. Sorride tra sé e sé ed estrae dal cassetto un profilattico avvolto
in carta marrone.
“Volevi questo? “ le dice, ridendo.
Lei annuisce. Spike glielo da’, e lei lo osserva con interesse. Era dai tempi
di Riley che non ne usava più.
Con un gran sorriso, Buffy prende il profilattico, e se lo butta alle spalle.
“Cosa…?” esclama lui, incredulo.
“Stupido” gli dice lei, attirandolo sul suo seno “Non c’é nessuno al
mondo, uomo, demone o vampiro, con cui vorrei rischiare di avere figlio.
Nessuno…tranne te”
Lui la fissa in silenzio. Allunga poi una mano verso il cassetto, e prende un
altro profilattico. Ridendo, se lo butta anche lui alle spalle.
“Parole sante, anima mia. E poi, questi cosi sono terribilmente scomodi da
usare…”
Epilogo.
Lui è nudo nel letto che guarda la televisione, e lei è in bagno. Quando Buffy
torna, Spike sorride nel vederla ancora umida della loro doccia.
“L’acqua si è raffreddata, senza di te” si lamenta lei. “Qui è più
comodo”
Lui annuisce, sorridendo nel vederla arrampicarsi sul letto. Quando è
comodamente seduta sul suo grembo, Buffy gli passa le mani nei capelli e gli
sorride.
“Ora, ti farò un test” gli dice
“Avanti, spara”
“Chi ha scritto queste parole? Ah, ecco…”….Chi saprebbe amarti come me,
se tu mi cambiassi il cuore?” “
Spike sorride. Buffy giurerebbe che sia anche arrossito.
“E’ Federico Garcia Lorca. La poesia è ‘Bacco’”
Lei lo bacia sulla bocca. Lui fa scorrere le mani sulla sua schiena perfetta,
facendola stendere su di sé. Ha di nuovo voglia di fare l’amore.
“Domani voglio delle rose bianche” gli dice lei, intanto. “Ed il gattino
mangia troppo. Quello te lo devi riprendere. Non riesco a mantenerlo con il mio
stipendo del Doublemeat Palace!”
“Dawn ci starebbe troppo male, se glielo togliessimo. No, vedrai che troveremo
un’altra soluzione”
“Mister, la vita costa”
“Lo so, cacciatrice, lo so”.
Lei lo bacia, e poi accarezza le sue braccia muscolose, perfette. E’ pazza di
lui. Fino in fondo.
“Aspetta” le dice Spike, tirandosi su dal letto. “Ho molto gradito il tuo
sangue. Era delizioso, stuzzicante…e corroborante, come hai potuto notare”
“Ma?” continua lei, sospettosa.
Spike le sorride. “Ma non era quello che davvero volevo da te”
“Ah, no?“ lei è delusa “Tutto quel prezioso plasma sprecato per nulla? E
dovrò mostrare quell’antiestetico morso per settimane!”
“Buffy!” esclama lui, prima di tapparle la bocca con un bacio. “Non vuoi
sapere cos’è che volevo veramente da te?”
“Sì” ammette lei, pur distratta dalla linea dei suoi bicipiti. Ma Spike la
costringe a guardarlo negli occhi”
“Cacciatrice” sorride lui “Quanto tempo è passato dal nostro primo
incontro. E quante cose sono successe. Ma io ho sempre desiderato una cosa sola
da te”
“ E cioè?”
Lui sorride di nuovo.
“Il tuo cuore”.
FINE