.:: Tutti pazzi per Andrew ::.

by Saki

Andrew è uno di quei personaggi che la mutant Enemy costruisce lentamente, un tassello alla volta. Come Johnatan che fa sporadiche apparizioni fin dalle prime serie, come Warren il cui destino è gia' segnato fin dalla quinta serie e naturalmente come Spike.
All'inizio, secondo la sua stessa autodefinizione, Andrew è solo un Nerd: quello che noi chiamiamo secchione, nel senso piu' spregiativo del termine.
In realtà mi sembra che Andrew si avvicini molto di più, fin dall'inizio, a quello che i giapponesi chiamano otaku:
in una peculiare accezione del termine, che letteralmente significa semplicemente 'voi, vostra', viene indicato un giovane incapace di comunicare con gli altri, appassionato di informazioni dettagliate riguardo un campo di interessi estremamente specifico.
La caratteristica fondamentale è comunque il rapporto degli otaku con il mondo dei media: gli otaku conducono un'esistenza virtuale all'interno dei nuovi mezzi di comunicazione di massa.
Non vi sembra di riconoscere Andrew in questa definizione?
Andiamo con ordine:
Andrew è senza dubbio un amante dei mezzi di comunicazione di massa e della tecnologia, come dimostrano gli episodi in cui scrive ossessivamente al computer o resta incollato alla televisione per ore "bevendo" un telefilm dopo l'altro.
E' un collezionista entusiasta e maniacale, non a caso la peggior minaccia che riceve è di vedere distrutta una delle sue action figure (è così che Spike ricatta lui e gli altri costringendoli a esaminare il suo chip)
Ha difficoltà a entrare in contatto fisico con il prossimo, è legato solo ad altri come lui e anche con questi (johnatan e Warren) risulta impacciato, sembra che non sappia come comportarsi: i suoi abbracci sono sempre esitanti, cosi' come le sue "dichiarazioni" di affetto.
Andrew è anche un esperto di cultura cinematografica e televisiva: parla per citazioni e fa continui riferimenti a personaggi e situazioni vissute sullo schermo:

(Bring on the night)
ANDREW
Vi dico che il mio senso di ragno si è attivato.

ANDREW
Pensate che sia un super cattivo come Dr. Doom o Apocalypse o The Riddler.

ANDREW
Sono come Vader negli ultimi 5 minuti del Ritorno dello Jedi.


E qui entra in gioco uno degli aspetti senza dubbio più interessanti del personaggio di Andrew: il suo modo di esprimersi lo isola dagli altri e gli impedisce di essere preso sul serio.
Leggendo alcune delle conversazioni in cui Andrew è coinvolto, specialmente nella settima serie quando il personaggio ha a che fare con persone "normali", è evidente che c'e' qualcosa nel modo di comunicare di Andrew che non funziona, che lo condanna a rimanere solo e incompreso.
L'analisi della comunicazione ci insegna che ogni scambio comunicativo si basa su un common ground, un insieme di conoscenze condivise dai parlanti, ma Andrew e la scoobie gang di fatto non condividono nessuna conoscenza: i loro mondi di riferimento sono completamente diversi, così come la loro cultura, e questo rende Andrew incapace di instaurare un dialogo sensato e produttivo con i suoi interlocutori.
Il problema comunicativo nasce anche dal fatto che Andrew segue degli schemi comunicativi totalmente alternativi rispetto a quelli usati dagli Scoobie: la "vanificazione della comunicazione" avviene proprio quando ciascuno procede secondo il suo schema senza tenere conto dell'altro, questa "sordità" causata dalla scelta di ragionare solo sulla base del proprio codice, è un elemento caratteristica tutti i dialoghi in cui è coinvolto Andrew.


BUFFY
Se non ci dici quello che sai ti offrirò al Primo su un piatto d'argento e lascerò che lui ti faccia a pezzettini.

ANDREW
Il primo cosa?

ANYA
Il nome dell'essere malvagio che ha finto di essere Warren per spingerti a uccidere Jonathan.

ANDREW
Oh, non suona molto sinistro.

DAWN
No, è pauroso invece se conosci il contesto.

ANDREW
No, un nome malvagio dovrebbe essere come Lex o Voldemort o...

BUFFY
Hey, ero nel bel mezzo di una minaccia io!

ANDREW
Oh, scusa. Um, continua pure a minacciarmi.

BUFFY
(sospira) Non importa. Dov'è il sigillo?

Andrew segue schemi diversi rispetto a quelli degli Scoobie e non condivide con loro delle conoscenze comuni: per lui "il primo" non significa niente, secondo i suoi schemi un malvagio non può avere quel nome, perchè non fa paura. La stessa Dawn sottolinea che il nome è pauroso solo "se conosci il contesto". Questo è il punto, la minaccia di Buffy non funziona perché lei e Andrew non condividono lo stesso contesto comunicativo.

La totale mancanza di conoscenze e punti di riferimenti comuni è evidente in un dialogo tra Andrew e Xander:

ANDREW
Allora, da quando segui Buffy?

XANDER
Non la seguo. Lei è la mia migliore amica.

ANDREW
Huh. Sembra un buon capo. I suoi capelli sono lucenti. Ti costringe ad accoltellare qualcuno?

In questo caso Andrew mostra di avere una concezione della scoobie gang completamente diversa rispetto a quella che ne hanno i suoi membri: lui non riesce a vedere Buffy come un'amica ma solo come un capo.
Per lui un gruppo deve avere uno schema gerarchico ben definito, non ha sperimentato una vera amicizia ma semplicemente una subordinazione a un compagno piu' affascinante e piu' forte (Warren).

Anche quando una connessione potrebbe essere stabilita questa viene frettolosamente rifiutata o negata come in questo dialogo tra Xander e Andrew:

ANDREW
Ragazzi, questo posto mi da i brividi. E' come in Wonder Woman, numero 297/299

XANDER
"Catacombs" si quello con gli scheletri.

ANDREW & XANDER
(simultaneamente annuendo e sorridendo) Fico!

XANDER
(improvvisamente rabbrividisce e spintona Andrew) Muoviti. Da quella parte.


Se parlare è in un certo senso autorappresentarsi, imporre la propria immagine, il rifiuto della parola è allora anche un rifiuto dell'immagine che l'altro da di sé e del mondo. Le conversazioni tra Andrew e gli scoobie possono essere viste come una serie di rifiuti comunicativi che accentuano sempre di più il senso di alienazione del ragazzo. La scoobie trascura completamente come Andrew agisce, cosa prova, che senso da alle situazioni. I suoi atti vengono spogliati delle motivazioni, delle intenzioni e delle conseguenze, si sottrae alla situazione il significato che ha per lui e così lui è totalmente alienato.

Questo è evidente dal dialogo che ha con Dawn:

ANDREW
Penso che un cacciatore uomo sarebbe un vero duro. Come...pensa se ci fosse questo ninja, un cacciatore uomo gli direbbe tipo (si mette in una posa da karate e fa la voce da cattivo)"potrai anche essere un tipo silenzioso, ma questo ti fara' tacere per sempre" (fa una mossa di karate) Hiya.

DAWN
Buffy è in grado di sconfiggere qualsiasi ninja. (si allontana)

ANDREW
Il guerriero silenzioso? Ha ha non credo proprio. Non riesce neanche a uccidere quel certo vampiro. (Dawn lo fissa, Andrew fa spallucce) Lo dicono tutti.

DAWN
Beh "tutti" farebbero meglio a tacere. E tu dovresti smettere di fingere che qui siamo tuoi amici.

ANDREW
E poi, perchè vuole salvare Spike a tutti i costi? Lui è un assassino molto peggiore di me... un sacco più cattivo.

DAWN
Spike era controllato dal Primo. E ha un'anima adesso. E poi, abbiamo bisogno del suo aiuto.

ANDREW
E io? E' mai venuto in mente a nessuno che potrei essere molto più utile di lui? Ero un genio del male. Qualcuno se lo ricorda?

DAWN
E qual'era la tua abilità, genio?

ANDREW
Beh, um, risvegliare demoni, in generale. (Dawn fa una smorfia) OK, ma facevo anche piani. C'erano progetti. Posso anch'io far parte del gruppo e combattere per il bene. Sì. Oh, oh, sì.

DAWN
(lo fissa poco impressionata) Buffy mi ha detto che se parlavi troppo ero autorizzata a ucciderti.

ANDREW
(timidamente) non sei seria.

DAWN
Sono serissima.

In questo caso ogni tentativo di Andrew di definire la situazione secondo i propri parametri e' rifiutato: non è considerato un amico ne' una persona utile e neppure un genio del male. L'identità che si era costruito ha subito una distruzione totale, tutte le caratteristiche che secondo lui lo definiscono (genio, amico, utile, redento) gli vengono negate attraverso una ripetuta squalificazione negativa.

Il suo stesso modo di esprimersi lo condanna all'incomprensione e alla solitudine come risulta chiaro nella fine del dialogo:


ANDREW
Licenza di uccidere, huh? Fico. Sai, Timothy Dalton non ha mai avuto fan perché è entrato in scena alla fine di un vecchio regime, ma ha tentato di farlo sopravvivere é[...] stavano solo cercando di stare a galla, stilisticamente parlando.

DAWN
(scuote la testa) Ma che lingua parli?

ANDREW
(sospira e si lascia cadere sul divano) Mi sento così solo.

In effetti ciò che maggiormente contraddistingue il personaggio di Andrew è la sua solitudine.
Il punto è che uccidendo Jonathan, Andrew ha rinunciato all'unica possibilità che aveva di essere compreso pienamente.
Seguendo i suggerimenti di Warren, Andrew credeva di liberarsi definitivamente dei condizionamenti sociali che avevano sempre frustrato i suoi desideri e le sue ambizioni, ma nel farlo ha perso ogni possibilità di essere parte della società.
La Mutant Enemy attraverso le storie di Warren, Jonathan e Andrew ci mostra che il rifiuto delle convenzioni e delle regole sociali di base (prima fra tutti "non uccidere") non porta alla liberazione dell'individuo, ma alla distruzione della sua identità sociale.
Il problema di Andrew è che l'esperienza che l'ha fatto definitivamente uscire dal gruppo sociale (l'omicidio di Jonathan) ha in realtà contribuito ad aumentare e portare a coscienza il desiderio di far parte del gruppo stesso: fin dalla prima volta che è "catturato" dalla scoobie cerca di inserirsi tra loro di essere accettato come "uno dei buoni".
Più volte Andrew sottolinea la sua "redenzione" pur di partecipare alle attività del gruppo:

ANDREW
Non sto implorando.

BUFFY
Sembri un cagnolino che sbava per il cibo.

ANDREW
Non vuoi che venga perché sei convinta che sono malvagio.

VI
Non sembra così malvagio.

BUFFY
Non è malvagio, ma quando entra in contatto con il male ne acquista il sapore, come un fungo o qualcosa del genere.

ANDREW
Ma sono redento. Come Vegeta in Dragonball Z. Era un Sayan puro sangue, e ora combatte dalla parte di Goku.

BUFFY
Comunque non vieni.

ANDREW
Non è giusto. Spike ha ucciso un sacco di persone e può venire.

BUFFY
Spike non aveva libero arbitrio, tu sì.

ANDREW
Odio il mio libero arbitrio.

Andrew non può essere reintegrato nel gruppo, almeno non per il momento, è il suo stesso modo di comunicare che lo aliena da esso: Andrew interpreta gli avvenimenti che accadono intorno a lui in modo completamente diverso rispetto ai membri del gruppo e questo lo allontana.
In questo c'e' un parallelismo evidente con la situazione di Anya: anche lei è sempre stata un' outsider, nonostante la sua relazione con Xander.
Non è certo un caso che anche nel suo caso la Mutant Enemy abbia scelto di segnalare l'estraneità di Anya agli schemi del gruppo attraverso il linguaggio. Anya, come Andrew, viola continuamente le regole comunicative di base: non è cortese, dice sempre la verità anche quando è sgradevole, risponde spesso in maniera letterale alle domande (sembra quasi che ignori il significato reale delle domande retoriche).
La disparità di conoscenza ed esperienza allontana irrimediabilmente i due personaggi dal gruppo e la loro integrazione non può essere che parziale.

Uno dei momenti in cui la solitudine di Andrew è piu' evidente è durante la scena della macchina in The killer in me:
Andrew cerca ripetutamente di coinvolgere la scoobie nel suo gioco senza successo.

L'appeal di un personaggio come Andrew è proprio il suo continuo oscillare tra momenti in cui risulta esilarante e altri in cui emerge tutta la sua fragilità e il suo dolore.
Uno dei momenti più toccanti è quello dove "affronta" a modo suo il The First e ancora una volta la scoobie non riesce a "sentire" il suo lato più serio e sofferente:
la sua frase "Ho ucciso Jonathan e quando tutto questo finirà paghero' per questo" ci mostra un lato del suo carattere che è solitamente nascosto, ma solo noi lo sentiamo perché Willow si è appena tolta le cuffie.
Andrew affronta il suo passato e il male che ha fatto in completa solitudine.

Andrew "funziona" come personaggio perché allo stesso tempo ci fa ridere e ci fa tenerezza, non possiamo fare a meno di fare il tifo per lui, di sperare, ogni volta, che dirà la cosa giusta, che riuscirà a farsi capire e il suo continuo fallimento non fa altro che farcelo amare di più.

Mi sembra molto interessante anche il suo continuo confrontarsi con Spike perchè è proprio attraverso questo confronto che Andrew comincia ad acquisire consapevolezza della gravità delle sue azioni e di quanto possa essere doloroso tentare di rientrare nella società dopo che se ne sono violate le regole di base.
Mi sembra quasi che, almeno da principio, ci sia stato un tentativo da parte sua di ricreare con Spike il rapporto che aveva con Warren:
si veste come lui, si pettina come lui cerca di essere il Big Bad della situazione (nell'episodio Never leave me c'e' addirittura un momento, quando Andrew viene inquadrato lentamente dal basso verso l'alto, in cui abbiamo l'impressione che Spike sia tornato al suo vecchio stile e invece "e' solo Andrew"). I suoi tentativi di essere un genio del male, così come quelli di diventare un esempio di redenzione, non funzionano: Andrew è costantemente inadeguato al ruolo che sceglie perché in fondo rimane sempre un ragazzino impacciato e incapace di relazionarsi che si da al male per seguire il suo unico amico-mentore. Nella settima serie Andrew è quasi una versione grottesca di Spike: dapprima tenta di impersonarlo nelle vesti di Big Bad, poi in quelle di anima in via di redenzione, ma in entrambi i casi il risultato lascia a desiderare.
Eppure c'e' una somiglianza profonda tra Spike e Andrew: in entrambi i casi la molla che fa scattare la redenzione (e prima ancora quella che li spinge verso il male) è il desiderio di essere amati e accettati, di non sentirsi più inferiori.