.:: Once More, with
Feeling ::.
by Saki
Girare un episodio come Once more with feeling è
un grosso rischio.
Primo perché quando Joss l'ha girato non eravamo ancora in piena
"musical mania" come ora.
Secondo perché il risultato poteva scadere nel ridicolo (chi
non ha provato un pizzico di sano "terrore" quando ha saputo
per la prima volta che avrebbe visto Buffy, Spike e Giles cantare e
ballare?) Eppure Joss ha rischiato, ha scelto la via meno battuta, ha
deciso di mettersi in gioco di nuovo.
E vedendo il risultato, in tutto il suo splendore, non si può
fare a meno di dire "grazie Joss".
Grazie perché ci hai regalato l'episodio perfetto. Un episodio
che, già da solo, vale tutta la sesta serie. Un episodio che
è tanto bello da assomigliare a un film. Nessuna caduta di tono,
passaggi studiati nei minimi dettagli, un ritmo che non ha mai un'esitazione.
Le diverse melodie e i diversi stili (la ballata di Tara, il rock di
Spike, i numeri anni '30 di Sweet, il pastiche di Anya e Xander) si
fondono in un universo musicale originale e perfettamente integrato.
In un musical il momento più difficile è quello del passaggio
dalle scene parlate a quelle cantate e ballate. E' in questo momento
cruciale che si vede l'abilità del regista di farci entrare nel
suo mondo visivo e sonoro, la sua capacità di farci accettare
il passaggio dal reale all'irreale. Joss sceglie di non nascondere questo
momento di transizione, ma anzi di mostrarlo tanto chiaramente che sono
gli stessi personaggi (e non solo gli spettatori) a percepirlo. Ecco
allora che Spike aggrotta la fronte con sdegno mentre già si
è messo a cantare e Giles può dire a Buffy che se sentiranno
una melodia che li ispira dovranno solo fermarsi, salvo poi mettersi
lui stesso a cantare.
I personaggi sono in balia della musica, non possono resisterle, non
possono controllare parole e movimenti. Sono la danza e le canzoni stesse,
più che i personaggi, a tracciare il mondo onirico che è
Once more with feeling. Come a dire che è tutto un gigantesco
sogno che "si fa da solo". In Once more with feeling i momenti
cruciali sono proprio quelli in cui personaggi camminano e parlano ancora,
ma sono già come sonnambuli che stanno per essere posseduti dalla
musica e dal movimento che sembrano chiamarli:
lo si vede nel numero musicale di Tara in cui la passeggiata diventa
insensibilmente danza, o in quello di Spike in cui il discorso si trasforma
impercettibilmente in canto, o ancora nella danza di Sweet che sembra
nascere dal dislivello degli scalini.
Tra il passo motorio e il passo di danza, tra il parlato e il cantato,
Joss ci mostra quello che Alain Masson chiama "grado zero"
che può essere un'esitazione (come per Spike prima di "Let
me rest in peace") o al contrario una brusca nascita (come nel
numero "I've got a theory").
E forse questi numeri musicali ci coinvolgono a tal punto proprio perchè
sono vissuti da personaggi reticenti che si muovono nelle coreografie
e sulle note con un certo imbarazzo e con una goffaggine che si trasforma
però in grazia mano a mano che si prosegue. Le canzoni e le danze
che vediamo in OMWF non sono espressione del virtuosismo degli attori
(come in certi musical di Fred Astaire), sono anzi molto vicini allo
spettatore che può riconoscersi nelle note esitanti di Buffy
e nel ballo incerto di Dawn. OMWF non si accontenta però di farci
entrare nel musical, cioè di farci sognare, è il personaggio
stesso che entra nella danza e nel canto come si entra in sogno. Il
musical ci presenta tante scene funzionanti come sogni o pseudo-sogni
(la canzone di Giles che trasforma l'allenamento di Buffy in una danza
a rallentatore e che si svolge in uno spazio alternativo a quello reale;
il numero di Tara che sovverte le leggi causa-effetto grazie alla magia;
la danza di Sweet che ricrea nel suo farsi le atmosfere di un musical
anni '30)
Il punto è che è tutto un gigantesco sogno, ma un sogno
che implica una realtà presupposta. Ecco allora che canto e danza
sono passaggio da un mondo all'altro, fuga ed esplorazione. Danza e
canto sono il solo modo per penetrare in un altro mondo che è
poi il mondo di un altro, il suo sogno o i suoi sentimenti. Il musical
perde la sua funzione ludica e giocosa per mostrare la sua potenza rivelatrice:
solo attraverso le canzoni i personaggi riescono a parlare agli altri
di se stessi e dei propri segreti. La potenza liberatoria e veridittiva
della musica è tale che in molti casi si impone ai personaggi
contro la loro stessa volontà. Anya e Xander cantano le loro
frustrazioni e le loro paure aprendo, grazie alla musica, i loro mondi
interiori, ma lo fanno continuando a ripetere che non diranno mai la
verità all'altro (il refrain "I'll never tell"). Spike
non vuole parlare a Buffy, ma la musica ha il sopravvento e lo costringe
a mostrare i suoi veri sentimenti. A volte la verità si insinua
tra le note delle canzoni anche se il personaggio non ne è consapevole:
si pensi a Tara che canta a Willow "I'm under your spell"
ben prima di scoprire di essere davvero sotto l'incantesimo della compagna.
Naturalmente il personaggio che più è travolto dal vortice
rivelatore della musica è Buffy che non a caso è quella
che conserva il segreto più doloroso. Sarà proprio lei
tra tutti a rischiare di bruciare, perché come ricorda Sweet
"questo è il prezzo da pagare quando la vita è come
una canzone".
In OMWF la danza e il canto mettono a nudo i personaggi, infrangono
le loro maschere, perché come canta Buffy "tutti interpretiamo
un ruolo" e paradossalemtne è proprio questo che il musical
svela. Siamo ben lontani dal carattere zuccheroso ed edulcorato di certi
musical Hollywoodiani. Il mondo di evasione creato dal musical è
solo apparentemente liberatorio perché come ricorda Spike
"Life's not a song
Life isn't bliss
life is just this
is living"
Una volta che la musica è finita si deve tornare alla realtà,
proprio come al sogno segue il risveglio. Un risveglio che può
anche essere molto doloroso.
Nel finale la chiusura del sipario sul bacio dei due protagonisti,
come nella migliore tradizione della commedia musicale americana, è
solo apparentemente risolutivo. In sottofondo viene cantata la canzone
"where do we go from here?" che sottolinea che il vero finale
è ben lontano e che il lieto fine è solo apparente. Non
a caso i due protagonisti seguono due linee melodiche e due testi diversi.
Buffy non parla di amore ma di sensazioni. Il bacio finale che nella
commedia musicale suggella il trionfo dell'amore, ha qui un retrogusto
amaro. Da un altro punto di vista questo finale è uno degli elementi
che maggiormente rendono OMWF un episodio indipendente e isolato dal
resto della serie. Di fatto OMWF è un mondo di sogno in cui le
conseguenze di parole e azioni non vengono mostrate (solo negli episodi
successivi vedremo il ritorno alla realtà), nel musical i personaggi
sperimentano una
totale libertà espressiva anche se la liberazione dai vincoli
del reale è solo momentanea. Ecco allora che il bacio finale
tra Buffy e Spike ha valore di per sé, indipendentemente da quello
che accadrà dopo. Nel musical ciò che conta è il
momento, lo spazio onirico che viene creato dalla musica e dalla danza,
la realtà è un altra cosa.
OMWF ci trasporta in un mondo dove i demoni combattono a ritmo di tip
tap, ci si può insultare senza perdere il sorriso, si possono
rivelare i segreti più oscuri sulle note di un'allegra marcetta
e anche l'amore più impossibile può trionfare. La forza
dell'episodio sta proprio nel costante e totale rovesciamento delle
atmosfere della serie e nella creazione di un mondo in cui anche l'impossibile
diventa plausibile.
Personalmente ho registrato questo episodio in una cassetta a parte
e conto di conservarlo a lungo...
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